Come ho ricordato in un recente video - è necessario distinguere due tipi di tendinopatia Achillea: quella che coinvolge la parte mediana del tendine e quella Intersezionale, cioè che coinvolge il punto in cui il tendine si "innesta" nell'osso del calcagno.
Nella foto allegata al post qui a sinistra (un "case study" tratta da una pubblicazione scientifica), vediamo i tendini di un maratoneta che ha continuato, tramite varie procedure di "contenimento", ad allenarsi sul dolore, in pessime condizioni di salute.
Ecco, questo è il punto a cui non arrivare nel modo più assoluto. L'infiammazione e il dolore annesso sono chiari segnali che il piede vi sta mandando affinché riduciate immediatamente il sovraccarico sul tendine - sia dal punto di vista quantitativo (km corsi) che qualitativo (sessioni sul passo/sprint/intervalli).
È necessario quindi, in casi acuti come in foto, sospendere la corsa immediatamente per un periodo di tempo definito dalle valutazioni del fisioterapista in linea con il preparatore ed andare a lavorare in modo mirato non solo sui sintomi (dolore e infiammazione) ma soprattutto sulla causa (eccessivo sovraccarico):
Potenziare il blocco polpaccio-tendine a livello Intersezionale: a questo proposito risultano benefiche e molto efficaci varie procedure di "tenuta isometrica" anche in monopodalica.
Evitare qualsiasi movimento che porti il piedi in "dorsiflessione"; ad esempio, lo stretching classico su scalino col pieno range di movimento (ROM) risulta controproducente, in quanto da posizione dorsiflessa l'osso del calcagno continuerà a premere/comprimere il tendine danneggiandolo ulteriormente.
Integrare attività aerobiche e protocolli Cross Training di potenziamento, utili a mantenere intensità di lavoro simili alla corsa ma "low impact", cioè a basso impatto articolare.
Indossare un plantare che consenta di mantenere il tallone in posizione rialzata (al fine di evitare, appunto, la dorsiflessione del piede il più possibile).
- Lavorare sulla tecnica di corsa, sulla postura e sul rilassamento generale - in questo caso specifico degli arti inferiori, ma soprattutto imparare ad appoggiare con tutta la pianta del piede, limitando i tempi di contatto al suolo dello stesso.
L'atleta a cui appartengono i piedi esaminati è riuscito, tramite l'applicazione per circa 2 mesi delle procedure appena descritte, a rinormalizzare la situazione in maniera soddisfacente - evitando "l'ultima spiaggia", ovvero l'intervento chirurgico.
In conclusione è fondamentale tenere a mente questo: anche se la situazione viene risolta definitivamente o quasi, tornare alle vecchie abitudini che hanno portato all'infortunio - essenzialmente il sovraccarico garantito da mesi, anni, settimane di allenamento con SOLO CORSA, trovo che sia una mossa poco saggia e pericolosa
Train Smart
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Personal Coach Alessandria - Personal Trainer Novi Ligure - Istruttore Indoor Rowing
Nordic Walking Passion Alessandria - NWP